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La Via Contemplativa
"La vacuità d'amore è l'unico luogo veramente libero, si raggiunge abbandonandoci volontariamente alla presenza e azione del divino senza che il nostro ego possa interferire".
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I quattro consensi contemplativi per vivere in Cristo (Gal 2,20)
La pratica spirituale consiste nell'acconsentire ad abbandonarsi alla presenza ed azione del divino in noi senza che il nostro ego interferisca in nessun modo. Attingiamo alla forza del divino amore che si realizza nell'umiltà, carità e contemplazione. Dunque mediante il nostro consenso a rivolgerci alla vacuità d'amore, rinunciando a qualunque appagamento emotivo, veniamo infusi della forza del divino amore che, attraverso umiltà, carità e contemplazione, ci fa vivere alla presenza del divino in noi per trasformarci e trascendere la realtà. Il primo consenso è rivolto alla bontà di base dell'Essere, alla naturale bontà del nostro vero Sé come dono gratuito di Dio. L'accettare con gioia e gratitudine la nostra bontà intrinseca non si riferisce a ciò che possiamo fare né a ciò che potremmo fare meglio degli altri; non si riferisce neanche al fatto che, essendo bontà e amore nella nostra parte più intima, tutto c'è concesso e tutto ciò che manifestiamo sia buono per principio. Al contrario si riferisce alla presenza dell'energia autentica e originaria in noi: essa è sempre buona perché è divino amore. Questa energia originaria esiste prima di qualunque deformazione manifesta, prima di ogni nostra manifestazione adulterata dalle memorie inconsce che deformano le nostre intenzioni e azioni: prima del "peccato", nella teologia della tradizione cristiana. La preghiera contemplativa si rivolge proprio al completo scarico dell'inconscio così da poter far manifestare la nostra bontà, originaria e autentica, nella vita. Liberi dalle memorie dell'inconscio, la coscienza si espande nella vacuità d'amore, originaria e autentica, così da farci prendere consapevolezza ed entrare nel sentiero dell'amore incondizionato. Accettare con gioia e gratitudine il dono gratuito del divino amore ci apre alla prima rivelazione di fede e speranza che riverbera in ogni essere e nell'intero creato: che la vita procede da una sacra Fonte Originaria che fluisce verso una fine di valore supremo, essa è un dono, una grazia e una vocazione. Nulla si rivela più splendente e bello dell'unicità che Dio ha creato, l'autenticità che troviamo all'origine di noi stessi. Non dobbiamo faticare per creare la bellezza, essa esiste già all'origine di noi stessi; è già presente in noi nell'essenza ed eternità del nostro essere. Smettendo di assecondare le illusioni contenute nel nostro inconscio ed acconsentendo alla bellezza del nostro essere, ci scopriamo nella vacuità d'amore che è fatta di amore divino e libertà, scopriamo che noi stessi siamo il divino amore e libertà. Questo primo consenso ad aprirci alla nostra autenticità e bontà originaria ci indirizza verso tre aspetti fondamentali nell'esperienza contemplativa, che la conoscenza metafisica ci fa comprendere mediante la ragione, che l'intuizione ci porta a sperimentare nella fede e che lo spirito ci fa essere nella comunione mistica. Grazie al consenso nella preghiera contemplativa si scoprono questi tre livelli della bontà intrinseca della natura umana. Ci trasformiamo, infatti, da animali intellettivi a veri esseri umani, tanto quanto il divino dimora in noi. Affinché ciò avvenga dobbiamo scoprire con la ragione, sperimentare con la fede e essere nella comunione mistica, l'assoluta bellezza, bontà e bene del Mistero Trinitario, della Grazia e dell'Incarnazione. Questi elementi di base garantiscono uno sviluppo infinitamente realizzabile e sono la fonte di ogni trasformazione all'interno della tradizione contemplativa. In concreto sono il divino amore che porta alla divinizzazione dell'uomo. L'energia autentica che è unica tanto quanto integrata completamente a tutto il resto è il nostro vero Sé che non ha forma, il cui centro di gravità è nell'assenza di Dio, aldilà di ogni esperienza umana. E' dunque chiaro che accettare la nostra bontà intrinseca garantisce un'evoluzione del livello di coscienza. Acconsentire ad aprirci a questa bontà autentica e fondamentale, che ci contraddistingue e genera, è il primo passo essenziale per l'evoluzione spirituale. Infine, come terzo aspetto, scopriamo che Dio e il nostro vero Sé non sono separati. Essi sono parte l'uno dell'altro, completamente unici e completamente coesi, fusi ma non confusi. Sebbene noi non siamo Dio, Dio e il nostro vero Sé sono la stessa cosa, come il Padre e il Figlio sono uno. Il consenso è la prima intenzione che inseriamo nella parola sacra nella pratica della preghiera del silenzio. Nel concreto della metodica contemplativa il consenso consiste in un rilassamento e abbandono nell'Essere che in realtà siamo; un arrendersi nel fondo della nostra anima, la parte eterna dell'anima, che è il nostro vero Sé, ossia l'espressione di Dio nella nostra particolare unicità. Nell'annunciazione l'arcangelo Gabriele invita Maria ad abbandonarsi alla volontà di Dio per la sua vita. Da qui s'impara la pura intenzione di acconsentire al divino amore. La terrena confusione e dubbiosità di Maria è rassicurata dall'energia autentica manifestata dall'Arcangelo Gabriele, che garantisce che ciò che dovrà fare è sostenuto dal movimento divino. Infatti, non troveremo Dio se egli prima non trova noi; ossia finché l'energia autentica del divino amore non entra nella nostra coscienza in maniera significativa, non sentiremo mai la chiamata a fare ciò che dobbiamo. Allo stesso tempo, se sentiamo una spinta interiore, resistere è inutile perché troppa è l'intensità del divino amore per non seguirla. I dubbi e le resistenze per non comprendere la concretezza del divino amore sono inutili. Il divino amore può essere conosciuto solo dalla fede e dall'unione mistica, non c'è ragione mentale che possa dimostrarlo. La preghiera del silenzio ci educa a seguire il nostro spirito così da poter riconoscere il movimento divino ogni volta che esso si manifesta senza bisogno di avere certezze razionali. Nel secondo consenso ci viene chiesto di accettare il pieno sviluppo delle potenzialità presenti nel fondo della nostra anima, ossia divenire completamente ciò che eravamo chiamati ad essere fin dall'origine della nostra esistenza. Attivando i nostri talenti ed energie creative si emerge dal mondo infantile, caratterizzato da un senso di isolamento, per comprendere il nostro posto nel mondo ed assumerci le nostre vere responsabilità di esseri umani. Ogni nostra azione e lavoro che dobbiamo compiere nel mondo trova la collocazione e il suo vero significato grazie al nostro consenso e intenzione che l'energia autentica si manifesti continuamente. Qualunque sia il lavoro che siamo chiamati a fare, l'unica cosa che gli darà un senso è la quantità di autenticità originaria con cui esso viene fatto, ossia ogni azione rivolta soltanto a Dio. Adempiamo così alla nostra responsabilità originaria di manifestare la nostra autenticità in questo mondo mediante il divino amore: "egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome" (Sal 146,4). Alla sua essenza, questo secondo consenso serve ad adattarsi, crescere, partecipare responsabilmente, imparare a discernere ed abbandonarsi con fiducia alla Volontà di Dio per la nostra vita. All'inizio, la vita contemplativa e spirituale può essere interpretata dalle esigenze materiali dell'ego, così da sentirsi tentati di abbandonare il mondo e le responsabilità. In realtà, la pratica fondamentale per la guarigione dalle cicatrici del sistema del falso Sé consiste proprio nell'adempiere le nostre responsabilità nella vita. Questo include aiutare le persone che in vari modi necessitano del nostro aiuto. La comunione nella preghiera è determinante solo quando si realizza nella condivisione della vita ordinaria, altrimenti sarebbe sterile ed illusoria; al tempo stesso, la preghiera del silenzio libera da tutte quelle false esigenze egocentriche che quando assecondate non sono per niente un aiuto agli altri come a se stessi. Il significato della Creazione è l'amore, Dio ci ha creato per amare e ciò che ha creato è amore. L'amore è l'energia autentica che ci contraddistingue e ci rende unici e completi esseri umani. L'amore è tutto ciò e l'unica cosa per cui ha senso vivere. Il secondo consenso consiste nell'acconsentire a che tutta la nostra intenzione e attitudine siano rivolte a dare un senso pieno ad ogni esperienza della vita tanto quanto a noi stessi; a diventare co-creatori della realtà con Dio, per amore, con amore e in amore. Il divino amore sarà così manifestato in questa vita attraverso ogni piccola semplice umile attività umana. L'umiltà ci rende in grado di ricevere con gratitudine senza rifuggire nulla, la carità di donare senza tornaconto. Quest'attitudine completamente umana, incarnata in maniera definitiva da Maria, si realizza nella vita, in cui siamo liberi di ricevere sempre ciò di cui abbiamo bisogno e donare tutto ciò che siamo in grado. Vivendo spontanei e liberi, presenti al divino amore che genera relazioni autentiche, non sprechiamo tempo nel contare quanto facciamo o riceviamo. Siamo aperti a ricevere tutto e a donare tutto. Vivendo di relazioni autentiche, viviamo in pace e gioia perché consapevoli nel nostro cuore di star contribuendo alla realizzazione del bene nella famiglia umana e che, attraverso la famiglia umana, possiamo diventare lo stesso bene che generiamo. Accettando qualunque cosa la vita ci propone, possiamo seguire il divino che contiene per scoprire che ogni esperienza è divina. Si entra così nel terzo consenso: l'accettazione del nostro Non-Essere. Nei primi due consensi abbiamo accettato la presenza dell'Essere in pienezza, ossia dell'essere bontà e lasciare che tale bontà si sviluppi al suo massimo. Lo sviluppo ulteriore dell'Essere è nel dare il consenso a vivere il Non-Essere, la vacuità del vero Essere. Il nostro vero Sé si sviluppa inizialmente nel riconoscere e accettare di essere bontà e bellezza da sviluppare infinitamente; lo stesso vero Sé completa il suo sviluppo nel riconoscere e accettare la vacuità e assenza del nostro vero Sé. Nel terzo consenso, acconsentiamo a ricercare la diminuzione dell'Essere nel Non-Essere, annullando completamente ogni Sé. L'amore, per essere puro e incondizionato, deve essere vuoto. La verità dell'esistere è appunto nella vacuità d'amore. L'amore che unisce in continuità e la vacuità che espande all'infinito. Un amore limitato non sarebbe amore, così come una vacuità frammentata e condizionata non sarebbe infinita. L'infinito è un finito senza fine, ossia la vacuità dell'infinito presente in ogni finito. Scopriamo la pienezza dell'Essere nel Non-Essere diminuendo noi stessi; attraverso umiliazioni, diminuzione e morte, ossia mediante il lasciar andare qualunque cosa che amiamo in questo mondo. La preghiera del silenzio, quando raggiunge il suo pieno consenso al nostro nulla, alla nostra "nullità" intrinseca, è la preparazione perfetta per la morte. Sebbene la morte corporale sia l'ultimo e definitivo atto della vita terrena, la morte contemplativa di cui stiamo parlando è un processo continuo che dura tutta la vita. E' la morte del falso Sé nella notte dei sensi e nella notte dello spirito. E' perfino di più: è la morte del vero Sé, trasceso nel divino Sé senza un Sé. Questo terzo consenso sviluppa ulteriormente il nostro vero Sé, dalla sua bontà essenziale alla sua vacuità intrinseca. La pienezza della bontà del Sé si raggiunge nello sperimentarne la vacuità di cui detta bontà è composta. La scoperta di noi stessi durante l'avventura della vita è sempre una perdita di se stessi, ossia di ciò con cui ci identifichiamo. Lasciando andare ciò con cui ci identifichiamo, scopriamo chi siamo a livelli esistenziali più ampli e profondi. Nascere è dunque morire così come morire è risuscitare: questa è la nostra attuale avventura cosmica, di cui oltre non ci è dato sapere. Questa realtà è contraddittoria per una mente lineare e duale, ma è complementare per una mente illuminata dallo spirito, ossia psichica e radiale, e a-duale. La pienezza della vita è un processo di trasformazione ed evoluzione, continua e permanente, nella grazia dell'autenticità del divino amore attraverso cui siamo strutturati, per tutte le fasi della vita . La vacuità d'amore può essere riconosciuta in ogni vita così come in ogni morte. L'assenza di vista è la visione cristiana, l'assenza di esperienza mistica è la non-conoscenza di Dio. Conoscere attraverso il silenzio e l'assenza è la conoscenza ultima e definitiva della vita. L'assenza, che l'ego paragona alla morte, è la condizione del Non-Essere, la più ricettiva della vita stessa perché l'Essere nasce dal Non-Essere. La pura presenza nel Non-Essere è la condizione contemplativa nell'autenticità della vacuità d'amore. La forza del diminuire e arrendersi è come la forza dell'acqua che a tutto si abbandona, ma cui nulla può resistere. Nell'assenza del Non-Essere scopriamo le infinite possibilità dell'Essere, le cui forme variano infinitamente e la sua influenza è costante. La sacra ora della crescita e della diminuzione è costante ogni "ora", ossia qui ed ora, nell'eterno presente. Quest'attitudine alla contemporanea crescita e diminuzione è la piena e completa attitudine contemplativa, che con umiltà entra nella realtà del creato col fine, grazie alla carità, di trascenderlo. Nella concomitante crescita e decrescita avviene una continua e costante personalizzazione umana e una depersonalizzazione in Cristo, ossia nella coscienza cosmica di Cristo. Tanto formiamo la nostra vera personalità, tanto siamo dispersi in Cristo; tanto aumentiamo nella realizzazione del nostro vero Sé, tanto siamo in completa assenza di un Sé. La preghiera contemplativa che continuamente ci riporta nella vacuità di amore sviluppa quella umiltà e carità necessarie per poter vivere la diminuzione e l'assenza di questo terzo consenso. La preghiera contemplativa è caratterizzata da continui consensi al divino dentro di noi. Con i primi sì a Dio accumuliamo consolazione e ricchezza spirituale, consapevolezza della bellezza del divino amore e dell'evoluzione che ne consegue. Il terzo consenso prevede invece un sì a Dio che è più difficile da fare, dove l'ego fa ancora più resistenza, perché è un consenso alla desolazione, alla consapevolezza del divino nel suo aspetto di pura vacuità e assenza, così come all'esperienza che noi siamo quell'indistruttibile inconsistenza. Come sempre questo terzo consenso è una perdita a cui segue una nuova incarnazione e presenza spirituale nell'assenza dell'ego. L'equanimità spirituale ci porta a considerare qualunque esperienza da un punto di vista costruttivo. A trovare la vera vita in ogni apparenza insignificante. Abbandonandoci agli eventi possiamo esserne arricchiti e trasformarli al meglio così da risolverli definitivamente. In questo terzo consenso ci diamo il permesso di perdere parte di noi stessi in ogni esperienza interiore ed esteriore senza preoccuparci di cosa riemergerà. Questa pace e calma che viene dal darci il consenso ad accettare la diminuzione delle nostre capacità, lascia spazio al divino amore di penetrare le nostre facoltà psicologiche ed arricchirle. Perfino nell'invecchiamento in cui la creatività e le capacità mentali di memoria e pensiero diminuiscono inevitabilmente, la coscienza continua ad arricchirsi perché si perde nel divino amore fino ad essere essa stessa Beatitudine. Nella preghiera contemplativa ci possono essere momenti in cui le apparenze svaniscono e la realtà si rivela per quello che è: perfetta armonia, immutabile ed eterna. Solo diminuendo nell'immutabile possiamo vivere tale eternità. Tanto scompariamo dall'attenzione del nostro ego e dell'ego altrui, tanto appariamo nell'autenticità originaria della vacuità d'amore. Acconsentendo a lasciare andare onori, reputazioni ed autoidentificazioni, emergiamo nell'eternità del nostro Non-Essere. Maria di fronte all'Angelo Gabriele vive il silenzio contemplativo che è ascolto reciproco. Madre Teresa insegna che la sua preghiera è stare in ascolto di Dio e che Dio, a sua volta, ascolta in silenzio. La preghiera contemplativa è un ascolto reciproco. Maria si raccoglie per andare ad ascoltare con il cuore, con le mani giunte al petto, ascoltando la Parola di verità che di lì a poco prenderà vita in lei, e che crescerà fino a generare un figlio, il Figlio del Padre, la Parola del Sacro Silenzio. La grazia dell'energia autentica che nasce dal silenzio è, a sua volta, la fonte di un corretto e veritiero ascolto. Il quarto consenso riguarda l'accettare ed abbandonarsi ad essere trasformati nel piano divino per noi sia come individui che come famiglia umana. "Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!" (Lc 1-41-42). Nella pienezza della nostra umanità la coscienza eterna di Cristo si amplia in questa dimensione, ossia si Incarna. Questa è la lieta notizia (Lc 1,19): che nel fondo della nostra anima c'è l'eternità della coscienza di Cristo e che ciò che troviamo è ciò che siamo realmente. Il frutto dei quattro consensi è la seconda venuta del Cristo alla quale rispondere con un divino Sì al Mistero che si svela in noi, pur restando misterioso ed incomprensibile al nostro ego. La pienezza spirituale si raggiunge nella pura assenza della nostra consapevolezza umana. Diffusi nella vacuità d'amore autentica ne scopriamo l'inconsistenza che la caratterizza: il nulla per l'ego è il consistente tutto dello spirito. Stiamo allora vivendo il Mistero che non può esser svelato all'ego perché perderebbe la sua unicità. Il Mistero, infatti, può esser vissuto già in questa vita, ma non svelato alle deformazioni egocentriche senza deformarlo e denaturarlo. La trasformazione in Cristo è la trasformazione del nostro intelletto e della nostra volontà nell'intelletto e volontà divine, grazie all'assorbimento del divino amore nella nostra realtà fenomenica e psicologica. In questa condizione i nostri stimoli non avvengono più come reazioni psicologiche derivanti da memorie incomplete dell'inconscio bensì come espressione dell'autenticità del divino amore, ossia dallo Spirito Santo. Tutte le nostre azioni emergono così dal fondo della nostra anima e sono sempre autentiche e buone perché nascono da una continua e stabile disposizione dell'animo all'abbandono, al silenzio e alla ricettività che corrisponde alla completa integrazione della preghiera contemplativa e dell'azione contemplativa. Trasformati in Cristo viviamo la beatitudine di agire sempre a partire dall'autenticità del nostro vero essere, della trinità in noi. La nostra volontà è la Volontà di Dio, la nostra vita diviene la vita di Dio nel creato: è Dio che vive per Dio attraverso la nostra piena umanità. In un'anima siffatta il divino amore dimora e risplende già in questa vita come sigillo: "Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore!" (Ct 8,6). "Quando il Sé relativizza e il "me" sparisce, non rimane altro del tempo, ma c'è solo il momento presente, qui ed ora. Il tempo che fu "me", che fu come me, adesso non è più. Solo una memoria. Quando tutte le ansie si acquietano, l'unità inizia. Ma ogni volta che agisco, perfino quando prego, l'unità si dissolve. Quando gli sforzi cessano, mi risveglio ad osservare la coscienza dell'eterno presente, mantenendo uno sguardo silenzioso". "Allora domandò: «Ma voi chi dite che io sia?». Pietro, prendendo la parola, rispose: «Il Cristo di Dio»" (Lc 9,20). La Coscienza di Cristo ci dona la nostra identità tempiterna, ossia l'eterno del tempo presente, nel tempo che si spalanca all'eternità. La Trinità, ossia la coscienza di Cristo mossa dallo Spirito Santo a partire da Dio, è chi siamo in realtà. "Chi dite che io sia?" chiede Gesù, ma la stessa domanda la possiamo fare ad ognuno di noi: "chi siamo?". Certamente non siamo la somma delle nostre esperienze incomplete perché vissute con senso di separazione che sono memorizzate nell'inconscio; tutti quei contenuti illusori che chiedono continuamente di essere liberati, ma che, se affrontati senza divino amore, li appaghiamo, così da rinforzarli e riaffermali, anziché liberarli. Ognuno di noi alla sua origine autentica è il Cristo, poiché Cristo è dentro ognuno di noi e chiede solo di essere svelato. Non più ri-velato, ossia nascosto nuovamente, poiché ogni trasmissione intellettiva esprimendo parzialmente, nasconde l'essenza. Al contrario, svelato alla coscienza nella pura presenza della realtà del Cristo. Ognuno di noi nel fondo dell'anima è l'atto nuovo e continuamente rinnovatore della creazione; ognuno è un tutto, un intero cosmo, che è parte di un tutto più grande, quando, in Cristo, viviamo gli uni per gli altri. Siamo il divino incarnato che genera l'evoluzione del futuro per integrare il passato, svelando la completa realtà e la pienezza dell'Uomo, "tu sei prezioso ai miei occhi" (Is 43,4). Il quarto consenso riguarda l'accettazione ad essere trasformati, ossia a diventare diversi, senza sapere come diventeremo. Razionalmente chiunque abbia un briciolo di buon senso accetta la possibilità di essere trasformato ed evolvere, ma perfino la persona più santa ed illuminata trova delle resistenze prima o dopo. L'unione trasformatrice richiede il consenso alla morte del falso Sé, che però è l'unico Sé che conosciamo; inoltre l'ego è propriamente programmato per trattenere. La paura dello sconosciuto sommata alla tendenza inconscia a trattenere e bloccare, fa sì che quando le trasformazioni raggiungono il limite massimo di tolleranza, da parte dell'organismo avviene una resistenza inevitabile. Ciò porta inizialmente alla notte dei sensi, ossia a periodi di ansia, rabbia e panico per non poter più appagare le proprie illusorie esigenze emotive; e conduce poi alla notte dello spirito caratterizzata da sgomento e assenza, per la concomitante disgregazione del falso sé e non-esperienza dell'unione divina. Sia la notte dei sensi che la notte dello spirito si manifestano sempre in seguito a una reale trasformazione che termina in un'inevitabile resistenza. La maturità psicologica e spirituale, derivata dall'infusione ordinata del divino amore, determina il grado di tolleranza, accettazione e gradita accoglienza di ogni resistenza ed eventuale manifestazione sintomatica psicofisica. In concreto, il quarto consenso ci permette di accettare la vita nella sua pienezza ed ogni trasformazione, nell'alternarsi di desolazione e consolazione, come la più grande benedizione e grazia che si possa sperimentare in questa vita. Una vita dedicata a Dio è una vita dedicata, con gioia e gratitudine, alla pienezza dell'esperienza umana: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore" (Lc 1,46-47). Questi quattro consensi non sono qualcosa di separato o un processo lineare, bensì un movimento unico che, una volta innescato, segue uno sviluppo circolare. Non si può accettare la nostra bontà intrinseca, propria del primo consenso, senza acconsentire implicitamente ad esserne trasformati; esattamente come non si può accettare di vivere la sensibilità della pelle senza venir trasformati dal calore con cui entriamo in contatto. La vita è una continua relazione: ciò con cui entriamo in contatto è ciò che diventiamo ed in cui, in piccola o larga parte, veniamo trasformati. Nella stessa maniera, non si può acconsentire al pieno sviluppo della nostra bontà, proprio del secondo consenso, senza venirne trasformati. Inoltre, non si può acconsentire a decrescere senza disgregare il falso sé, ossia senza trasformarsi in Cristo. A sua volta, non si può avere nessuna trasformazione senza ancorarci nella bontà divina che abbiamo al nostro interno, così come non ci può essere trasformazione senza accettare di far crescere il nostro vero Sé nella divina bontà. Infine non ci si trasforma in Cristo senza perdere ogni manifestazione umana, ossia senza completo distacco da ciò che definiamo la nostra vita. Questa completa accettazione del divino, con conseguente infusione del divino in noi ed inevitabile e gradita trasformazione, apre alle attitudini contemplative e divine da subito. Non occorre aspettare di essere santi, la santità è a portata di mano ogni volta che ci manifestiamo, interiormente ed esteriormente, nei quattro consensi. Tale divina attitudine ci spinge inevitabilmente a manifestarci mediante umiltà e carità per vivere contemplando. In questa condizione le azioni mature e spontanee saranno di compassione, perdono, infinita pazienza, servizio gratuito agli altri e illimitata speranza e fiducia in Dio, ossia nel movimento autentico della nostra vita. La pratica contemplativa ci mantiene stabili e fermi nel silenzio interiore che è un consenso completo alla presenza ed azione del divino in noi, un reale sì ad abbandonarci alla Volontà di Dio, che è il Sé senza un sé più vero e profondo, così da diminuire l'illusorio senso di separazione egocentrico e crescere nella divina unione e nell'umana armonia. Secondo Meister Eckhart, Maria, nella sua relazione con l'Angelo Gabriele, è il simbolo dell'essere contemplativo, esempio vivente di preghiera contemplativa. Incarna perfettamente l'essenza della Preghiera del Silenzio e dell'esperienza monastica che si sarebbe realizzata in seguito. Il suo esempio è lezione di pratica mistica. Maria contempla sedendo alla Scuola della Trinità ad ascoltare ciò che il maestro della verità, l'autenticità del divino amore, ha da dire. Nell'oscurità della completa assenza, completamente abbandonata alla divina non-conoscenza, ha visto la luce eterna ed ha lasciato che il divino amore s'infondesse in lei senza resistere o interferire con il suo ego. Nel divino Silenzio ha udito la Parola sacra. Nel sacro silenzio ha lasciato generare in lei la parola da cui nasce la vera vita, nel continuo eterno del tempo presente. Nella pura passività era presente alla massima attività e generazione. La sua anima restava a dimorare e riposare nell'eterno, stabile nel divino amore vacuo e concreto, mentre il divino in lei si svelava. Veniva appagata dalla divina perfezione . Nell'acconsentire ad abbandonarsi alla presenza ed azione del divino in noi ripetiamo la stessa esperienza di Maria, così da generare continuamente autenticità divina che s'infonde nell'ordinaria vita temporale. La gioia della continua nascita del divino amore è la stessa trascendenza che non abbisogna di alcun intervento umano. "Nascesse mille volte Cristo in Betlemme, se in te non nasce sei perduto in eterno" ci ricorda Angelus Silesius. Infusi nel divino amore ogni limitazione e resistenza viene meno, la coscienza evolve spontaneamente a livelli più ampi e profondi. La divina luce illumina ogni tenebra, non mediante la conoscenza intellettiva e limitata, ma mediante l'illimitata forza sovrannaturale dell'amore. Così San Giovanni della Croce spiega questo punto: "non solo non produce nozione e scienza, ma anzi accieca e priva l'anima di qualunque altra notizia e conoscenza: la fede è notte oscura per l'anima e, quanto più la ottenebra, tanto maggiore è la luce che le comunica". La luce della verità la troviamo proprio quando lasciamo ogni preconcetto, ogni pregiudizio, ogni valore preconfezionato, ogni falsa aspettativa che deriva dalle illusioni irrisolte nell'inconscio, da fobie, nevrosi ed ipocrisie. L'energia autentica cui attingere è la fonte originaria di ogni verità che è stabilità, ordine e armonia in questa vita. Lasciare ogni bisogno dell'ego permette alla coscienza di Cristo di espandersi in noi stessi e negli altri e permette di esclamare con Silesius e vivere le sue parole: "davvero ancor oggi è generato il Logos eterno! Dove? Qui, se in te hai dimenticato te stesso". Questa è la salvezza della vita cristiana, una salvezza che è consapevolezza della nostra valenza eterna e spirituale che si manifesta nell'estensione del tempo. Dove acconsentendo alla grazia divina, acconsentiamo crescita dopo crescita all'infinitamente realizzabile Regno di Dio che diviene il Creato. La vita, l'esempio e l'insegnamento di Gesù rappresentano la pienezza umana e divina. I quattro consensi portano a tutto questo. "La benedizione del Signore sia su di voi, vi benediciamo nel nome del Signore" (Sal 128,8). Dai testi: "Della Grazia e del Libero Arbitrio", San Bernardo di Chiaravalle; "Il libero Arbitrio nella preghiera contemplativa", Marco Ragghianti.

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