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La Via Contemplativa
"Dando te stesso, come potresti temere di perderti? Al contrario, ti perderesti rifiutando di darti". Sant'Agostino
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La preghiera come relazione: abbandonarsi alla presenza ed azione divina
Rifiutare la dimensione contemplativa di ogni religione significa rifiutare la religione stessa, perfino quando vengono seguite le norme esteriori ed i rituali. Questo perché la dimensione contemplativa è il cuore e l'anima di ogni religione. E' l'inizio del movimento verso un più alto stato di coscienza. La grande saggezza degli insegnamenti dei Veda, Sutra Buddisti, Dao De Jing, Corano, Vecchio e Nuovo Testamento, per citarne solo alcuni fra i più conosciuti, contengono testimonianza di questa verità. A tutt'oggi ci sono circa due miliardi di cristiani sul pianeta. Se gran parte di loro abbracciasse la dimensione contemplativa del Vangelo, l'emergente società globale potrebbe sperimentare una potente attitudine ad una pace duratura. Se questa dimensione contemplativa della religione cristiana non è presente, il Vangelo non può essere adeguatamente predicato. Qual'è l'essenza del messaggio che la tradizione contemplativa cristiana cerca di impartire? E' l'esperienza che Gesù ha fatto del Padre (Ultima Realtà) come Abba. Mentre i sacramenti, rituali, dottrine, pratiche ascetiche, ministeri, attività di misericordia, servizio verso gli altri, e preghiere di ogni tipo sono tutte orientate verso questa esperienza, ciò che Gesù chiama "pregare nel segreto" (Mt 6,6) è la maniera più privilegiata di accederci. Questa pratica più tardi verrà conosciuta nella tradizione cristiana come "contemplazione". La Preghiera del Silenzio è un'espressione contemporanea di questa antica pratica come interpretata dai Padri e le Madri del Deserto e riportata da Giovanni Cassiano nel quarto secolo. Cassiano trapiantò questi insegnamenti in occidente. Nel sesto secolo, si ravvivò nella Regola di San Benedetto e nel conseguente ordine monastico che ne derivò. Ai nostri giorni sta sempre aspettando di essere riattivato. Esso appartiene giustamente non solo al monachesimo ma a tutta la cristianità in virtù del loro comune Battesimo. I quattro Vangeli contengono il programma di Gesù per rivoluzionare la nostra comprensione della Realtà Ultima così come di noi stessi e degli altri, cioè di tutta la realtà creata. Questo è il Dio che si sta manifestando in ogni momento, dentro ed attraverso di noi così come attraverso tutta la creazione. L'insegnamento di Gesù ci inizia al come prendere parte all'avventura cosmica. Come esseri umani, è la più affascinante delle sfide, la sfida di diventare pienamente umani. Poiché diventare pienamente umani è diventare pienamente divini. Ogni parola che diciamo riguardo a Dio ha un significato oltre quello connotato dalla parola stessa. Più precisamente, dire "Dio" è anche dire "non Dio". Come San Tommaso d'Aquino (1225-1274) insegna, tutto ciò che diciamo riguardo a Dio è più diverso da Dio che dire nulla. Se diciamo qualcosa, può essere solo un qualcosa che indirizza verso il Mistero che non può essere articolato mediante parole. Tutto ciò che le parole possono fare è indirizzarciarci nella direzione del Mistero. Anche se ciò può essere fuorviante perché normalmente non possiamo indirizzarci verso ciò che è già qui. Sentirsi a proprio agio con la Realtà Ultima, ciò che chiamiamo "Dio" nella tradizione cristiana, è la rassicurazione e la sfida che Gesù presenta nel suo insegnamento. La prima cosa che egli dice all'inizio della sua predicazione è "pentiti" (Mt 4:17). Questa parola non si riferisce all'esercizio penitenziale o pratica esteriore ma intende: cambia la direzione verso la quale stai cercando la felicità. L'insegnamento di Gesù chiaramente indica che la nostra presente direzione non porta là dove la felicità può essere trovata, ed ancora meno dove Dio può essere trovato. La dimensione contemplativa del Vangelo è il programma di Cristo per conoscere la Realtà Ultima come realmente è, cioè "nessuna cosa". "Nessuna cosa" vuol dire nessuna cosa in particolare, sia che si tratti di concetti, sensazioni od esperienze fisiche. Dio semplicemente è, senza nessuna limitazione. E la maniera di connetterci con questo "Essere" è semplicemente essere. Il problema è che la persona che pensiamo di essere, cioè quell'individuo pieno di programmi per il successo, stato sociale, fama, potere, affetto e stima, reazioni, assuefazioni, non è l'autentico uomo o donna che realmente siamo. E non solo noi non siamo chi pensiamo di essere, ma anche le altre persone non sono chi pensano di essere. Il nostro giudizio riguardo al nostro carattere o al carattere degli altri, così come della realtà del mondo dentro e intorno a noi, è ampiamente inesatto. Vediamo tutto rovesciato o a partire dalla prospettiva della completa ignoranza. La domanda che genera perplessità in molte persone all'inizio di questo secolo è: Chi è Dio? Se questa è una maniera troppo astratta di proporre la domanda, possiamo metterla in un'altra forma: quale è la tua relazione con Dio? La questione della nostra relazione con Dio è cruciale. Ci sono, naturalmente, tante relazioni con Dio quante sono le persone. Il punto essenziale da afferrare è che Dio è molto vicino a noi, aperto agli adulti così come ai bambini che sono in grado di pregare semplicemente dicendo "adesso fammi dormire". Mentre Dio gradisce ogni preghiera semplice, Dio pare sperare che la nostra relazione con Lui si sviluppi così che la nostra preghiera non sia solo un qualcosa per passare la notte, come nel caso dei bambini, ma vivere la vita di ogni giorno alla presenza di Dio. San Tommaso d'Aquino insegna che Dio è esistenza e presenza in tutto ciò che esiste. Se Dio è presente ovunque, ne consegue che in nessuna circostanza possiamo essere separati da Lui. Possiamo sentire di esserlo; possiamo pensare di esserlo. Ma concretamente, non c'è modo di essere separati da Dio perfino se lo volessimo. Infatti, la presenza di Dio è così reale che in qualche circostanza potremmo sperare che Egli prendesse una vacanza! La maniera più efficace per apprendere questa verità è sperimentarla. Questo è uno dei preziosi doni che la disciplina della Preghiera del Silenzio può comunicare. Tale pratica trasmette l'esperienza di Gesù verso il Padre come Abba. In aramaico, la parola Abba concretamente significa "papà", un termine vezzeggiativo, affettuoso ed intimo inventato dai figli per indicare il tenero amore verso loro padre. L'esperienza di Gesù di Dio come Abba (Mc 14,36) fu rivoluzionaria nel contesto culturale del suo tempo. Ma l'Abba di Gesù non è come nessun altro padre che si conosca. E' piuttosto l'origine di tutto ciò che è, dai più piccoli quark alle più ampie galassie. La parola "Padre" è stata applicata a Dio occasionalmente nel Vecchio Testamento dal popolo di Israele. Il Dio di Israele adorato come il Dio dal potere infinito, trascendente, immenso e giusto; autore dei Dieci Comandamenti e di innumerevoli prescrizioni religiose e rituali. Era il Dio degli eserciti che doveva essere adorato in maniere speciali; un Dio sensibile che facilmente si offendeva; un Dio al quale chiedere espiazione dei peccati per i propri sbagli nell'osservazione delle sue leggi e rituali; un Dio punitivo che andava placato con una varietà di atti di sacrificio e devozione, preghiera e ringraziamento. Inoltre, Gesù insegna che Dio ci è più vicino di quanto noi non lo siamo a noi stessi, più vicino del nostro respiro, più vicino dei nostri pensieri, più vicino delle nostre scelte, più vicino della nostra stessa coscienza. Nel discorso sulla preghiera nel Sermone della Montagna (Mt 6,6), Gesù insegna che quando preghiamo, dobbiamo pregare Abba, non il Dio degli eserciti o il Dio della rigida giustizia, ma il Dio che tende a noi come il più tenero dei genitori. Il Dio proclamato da Gesù è ogni umana relazione d'amore che è bella, buona e vera, il tutto fuso in una cosa sola e moltiplicato tre miliardi di volte. Secondo l'insegnamento di Gesù la relazione di Dio con noi è caratterizzata da un immenso e continuo riguardo, cura e delicatezza, così come da un assoluto perdono che si estende a tutto nella nostra vita, dal momento del concepimento fino alla nostra morte. La vicinanza di Dio è il presupposto essenziale nella saggezza di Gesù nell'insegnare come pregare. La parola Abba enfatizza un più intimo modo di relazionarsi a Dio. Secondo Santa Teresa d'Avila molte persone pregano come se Dio fosse assente. Immagina di parlare a qualcuno su ciò di cui ha bisogno senza che questi sia presente! Quanto saresti stupido? "Quando vuoi pregare", Gesù intende usando la parola Abba, "parla a qualcuno che tu credi non solo essere presente ma che ti stia anche ascoltando con amore e profonda attenzione". Gesù stabilisce questa stretta relazione fra Dio e noi prendendo in se stesso l'intera famiglia umana. Attraverso la sua Incarnazione, Gesù condivide con noi la sua dignità divina, potenziandoci con la capacità di essere figli e figlie di Dio. Quando gli apostoli chiedono a Gesù di insegnare loro a pregare, egli insegna a dire "Padre Nostro che sei nei cieli". San Paolo esprime questa speciale relazione così: "Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto spirito da figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: "Abbà Padre!". Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria" (Rom 8,14-17). Chiamare Dio "nostro Padre" sottintende che l'esperienza goduta da Gesù è stata trasmessa anche a noi. Dal testo "Manifestare Dio", Thomas Keating. Di prossima pubblicazione in italiano come traduzione dall'inglese "Manifesting God".

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